Le Grandi Battaglie del Risorgimento
Storia

Di che parla?
Il titolo di questo saggio di storia militare è sufficientemente eloquente. Il libro, infatti, ripercorre quel periodo storico chiamato Risorgimento (iniziando, quasi irritualmente, con la spedizione di Murat e i primi moti post-restaurazione italiani ed Europei del 1821) occupandosi quasi esclusivamente degli aspetti militare della questione. Quasi esclusivamente perché, infatti, qua e là tra le pagine affiorano riferimenti ad alcuni avvenimenti sociali e politici che hanno influenzato, causato o sono stati parte in causa degli eventi bellici protagonisti del racconto. Non si tratta, per questo, di un racconto storico a metà. Si tratta solo, come quasi tutti i libri di storia militare di questo tipo, della specifica scelta di una particolare angolazione da cui guardare (e raccontare) quanto accaduto.
Le pagine, dicevamo, sono ricche e veloci. Si parte dagli anni successivi al Congresso di Vienna passando per i moti del 1848, alle Guerre di Indipendenza, alle spedizioni di Garibaldi, la partecipazione dell´esercito sabaudo nella Guerra di Crimea, fino all´Assedio di Gaeta e la presa di Roma. Non manca nulla. E tutto è spiegato e raccontato chiaramente.
In bilico tra revisionismo e "canone risorgimentale tradizionale".
Un libro che affronta il Risorgimento, di questi tempi, non può sottrarsi alla difficoltà di dovere oscillare giocoforza tra due estremi a volte molto distanti tra loro. Da una parte il racconto del Risorgimento così come definito dal "Canone tradizionale". Dall´altra, quanto emerso dalle più o meno recenti interpretazioni e riletture storiche che ci hanno consegnato una memoria differente, e a tratti opposta, di quanto accaduto in quegli anni.
L´autore nella premessa affronta chiaramente il problema, spiegando che di volta in volta, quando il racconto "militare" lo richiede, cercherà di fornire entrambe le interpretazioni per poi fornire la sua versione. Così fa. E il risultato è un racconto equilibrato che solo raramente pende da una parte (il canone tradizionale) e per il resto cerca di rimanere a mezza via. Privilegiando, come già detto, quanto avvenuto sul campo, tra le fila dei soldati, al passo con i cavalli lanciati al galoppo, piuttosto che tra le segrete stanze delle politica e delle diplomazia italiana ed internazionale.
Quindi.
Un bel saggio. Anzi, un bel libro. Scritto bene che si legge con facilità e che tratta in maniera esauriente il tema che si è dato sin dal titolo. Ma, per questo, per nulla esaustivo sul tema "Risorgimento". E, quindi, forse non consigliabile ad occhi chiusi a chi non dispone già di una buona infarinatura di base sul tema.
Il titolo di questo saggio di storia militare è sufficientemente eloquente. Il libro, infatti, ripercorre quel periodo storico chiamato Risorgimento (iniziando, quasi irritualmente, con la spedizione di Murat e i primi moti post-restaurazione italiani ed Europei del 1821) occupandosi quasi esclusivamente degli aspetti militare della questione. Quasi esclusivamente perché, infatti, qua e là tra le pagine affiorano riferimenti ad alcuni avvenimenti sociali e politici che hanno influenzato, causato o sono stati parte in causa degli eventi bellici protagonisti del racconto. Non si tratta, per questo, di un racconto storico a metà. Si tratta solo, come quasi tutti i libri di storia militare di questo tipo, della specifica scelta di una particolare angolazione da cui guardare (e raccontare) quanto accaduto.
Le pagine, dicevamo, sono ricche e veloci. Si parte dagli anni successivi al Congresso di Vienna passando per i moti del 1848, alle Guerre di Indipendenza, alle spedizioni di Garibaldi, la partecipazione dell´esercito sabaudo nella Guerra di Crimea, fino all´Assedio di Gaeta e la presa di Roma. Non manca nulla. E tutto è spiegato e raccontato chiaramente.
In bilico tra revisionismo e "canone risorgimentale tradizionale".
Un libro che affronta il Risorgimento, di questi tempi, non può sottrarsi alla difficoltà di dovere oscillare giocoforza tra due estremi a volte molto distanti tra loro. Da una parte il racconto del Risorgimento così come definito dal "Canone tradizionale". Dall´altra, quanto emerso dalle più o meno recenti interpretazioni e riletture storiche che ci hanno consegnato una memoria differente, e a tratti opposta, di quanto accaduto in quegli anni.
L´autore nella premessa affronta chiaramente il problema, spiegando che di volta in volta, quando il racconto "militare" lo richiede, cercherà di fornire entrambe le interpretazioni per poi fornire la sua versione. Così fa. E il risultato è un racconto equilibrato che solo raramente pende da una parte (il canone tradizionale) e per il resto cerca di rimanere a mezza via. Privilegiando, come già detto, quanto avvenuto sul campo, tra le fila dei soldati, al passo con i cavalli lanciati al galoppo, piuttosto che tra le segrete stanze delle politica e delle diplomazia italiana ed internazionale.
Quindi.
Un bel saggio. Anzi, un bel libro. Scritto bene che si legge con facilità e che tratta in maniera esauriente il tema che si è dato sin dal titolo. Ma, per questo, per nulla esaustivo sul tema "Risorgimento". E, quindi, forse non consigliabile ad occhi chiusi a chi non dispone già di una buona infarinatura di base sul tema.
Marco Ravanelli