Crazy Heart - Thomas Cobb
Narrativa

La storia. Crazy heart è il titolo di una canzone. La più famosa canzone che nei favolosi anni ´60 e ´70 ha permesso al cantante Bad Blake di incidere dischi, fare concerti, diventare un idolo della musica country e girare tutti gli Stati Uniti con la sua band e le sue amate chitarre. Rigorosamente acustiche. Bad Blake ha oggi cinquantasette anni - siamo alla fine degli anni ´80. E´ alcolizzato. Tabagista incallito. Quattro matrimoni alle spalle e un figlio che non vede praticamente da sempre. Ma le dita viaggiano sempre con la stessa velocità e armonia sulle corde della sua chitarra e la sua voce - continua a ricamare poesia country. Bad Blake - non è il suo nome vero, per quello occorre leggere fino all´ultimo capoverso di questo bel libro - gira ancora il Texas a bordo di una station wagon ancora più vecchia e male in arnese di lui. Canta in locali di terzo o quarto ordine. Quando non imbraccia la chitarra ha nella mano destra una sigaretta e nella sinsistra una birra. O viceversa. Mangia male. Dorme peggio. Ma, come dice lui alla sua band noleggiata sul posto, composta da ventenni cresciuti anche nel suo mito, Bad Blake ha suonato malato, ferito, ubriaco, sposato, divorziato, braccato e sfinito. Bad Blake non ha mai bucato una maledetta serata in vita sua. Alla ricerca della seconda, terza, quarta o quinta chance.
In uno di queste serate incontra la trentenne Jane Craddock, madre sola del piccolo Buddie di quattro anni. Tra i due nasce una tenera e storia d´amore che rappresenterà, forse, l´occasione che Bad aspettava per riprendersi tutto. L´amore innanzitutto: per Jane, Buddie e il suo vero figlio. Ma anche la sua musica e il suo pubblico che non l´ha ancora dimenticato.
Quindi. Bel libro. Veloce. Snello ma non corto. La storia è ben scritta e in un attimo, tra odori e altri dati sensoriali in un attimo si è catapultati nel mezzo del torrido deserto texano. Tra locali sperduti tra il nulla e il nulla. Fumosi. Dove lo stetson texano è più che una divisa, quasi una carta d´identità, un visto senza cui non è possibile spostarsi. E nel mezzo di tutto questo, tra note di musica country, ecco il nostro eroe. Vero come pochi altri.
Bad Blake, ovviamente, non è un personaggio vero. Non è mai esistito. Ma nonostante questo è vero e materico come pochi altri protagonisti di libri del genere. Perché vera è la sua voce roca. Vero il sudore che gli cola tra i peli del petto. Vere sono le sigarette che, alternativamente da una parte o dall´altra, diventano le sue seste dita. Vere sono le lattine di birra scolate come se fosse acqua. Vero è l´amore per Jean e suo figlio Buddie.
Spoiler. Ho preso questo libro attirato dal film che ne hanno tratto, che però non avevo ancora visto. A metà della lettura, per una coincidenza, mi sono trovato a noleggiare il dvd e guardare il film, premiato con due Oscar, con Jeff Bridges (incredibile la sua "somiglianza" con il Bad del libro. Quasi un Lebowsky invecchiato ed imbolsito, con la patta dei pantaloni perennemente chiusa o aperta a metà). Bhè. Uno non esclude l´altro. Il film non è male. La storia è la stessa ma non è la stessa. Nel senso che gran parte della vicenda è ripresa fedelmente dal libro. Ma non il finale. Profondamente diverso, più tranquillizzante e molto più happy end del finale del libro. Ma non voglio rovinare oltre la lettura. Giudicate voi se è meglio il libro o meglio il film. O, come spesso accade, si tratta di due storie simili, uguali per alcuni tratti, ma raccontate in maniera diversa.
In uno di queste serate incontra la trentenne Jane Craddock, madre sola del piccolo Buddie di quattro anni. Tra i due nasce una tenera e storia d´amore che rappresenterà, forse, l´occasione che Bad aspettava per riprendersi tutto. L´amore innanzitutto: per Jane, Buddie e il suo vero figlio. Ma anche la sua musica e il suo pubblico che non l´ha ancora dimenticato.
Quindi. Bel libro. Veloce. Snello ma non corto. La storia è ben scritta e in un attimo, tra odori e altri dati sensoriali in un attimo si è catapultati nel mezzo del torrido deserto texano. Tra locali sperduti tra il nulla e il nulla. Fumosi. Dove lo stetson texano è più che una divisa, quasi una carta d´identità, un visto senza cui non è possibile spostarsi. E nel mezzo di tutto questo, tra note di musica country, ecco il nostro eroe. Vero come pochi altri.
Bad Blake, ovviamente, non è un personaggio vero. Non è mai esistito. Ma nonostante questo è vero e materico come pochi altri protagonisti di libri del genere. Perché vera è la sua voce roca. Vero il sudore che gli cola tra i peli del petto. Vere sono le sigarette che, alternativamente da una parte o dall´altra, diventano le sue seste dita. Vere sono le lattine di birra scolate come se fosse acqua. Vero è l´amore per Jean e suo figlio Buddie.
Spoiler. Ho preso questo libro attirato dal film che ne hanno tratto, che però non avevo ancora visto. A metà della lettura, per una coincidenza, mi sono trovato a noleggiare il dvd e guardare il film, premiato con due Oscar, con Jeff Bridges (incredibile la sua "somiglianza" con il Bad del libro. Quasi un Lebowsky invecchiato ed imbolsito, con la patta dei pantaloni perennemente chiusa o aperta a metà). Bhè. Uno non esclude l´altro. Il film non è male. La storia è la stessa ma non è la stessa. Nel senso che gran parte della vicenda è ripresa fedelmente dal libro. Ma non il finale. Profondamente diverso, più tranquillizzante e molto più happy end del finale del libro. Ma non voglio rovinare oltre la lettura. Giudicate voi se è meglio il libro o meglio il film. O, come spesso accade, si tratta di due storie simili, uguali per alcuni tratti, ma raccontate in maniera diversa.
Marco Ravanelli